Si definisce frequenza cardiaca il numero di battiti che il cuore compie in un minuto. Analizziamo insieme i valori normali e le sue anomalie.Si parla spesso di frequenza cardiaca in ambito sportivo, perché è un parametro utile sia per stabilire la corretta intensità dello sforzo fisico, rendendolo efficace ma non pericoloso, sia per monitorarne nel tempo gli effetti che ha sull'organismo. Ma, al di là dello sport, conoscere la propria frequenza cardiaca serve a tutti nella vita per la prevenzione cardiovascolare; è, infatti, il modo più semplice per controllare eventuali aritmie e capire quando sia il caso di chiedere il parere del proprio medico curante.

Che cos’è

Si definisce frequenza cardiaca il numero di battiti che il cuore compie in un minuto o bpm (battiti per minuto). A ogni battito (o pulsazione), il muscolo cardiaco si contrae per pompare il sangue in tutto il corpo.

Attenzione a non confondere frequenza cardiaca e pressione sanguigna (anche se esiste un rapporto tra le due): la pressione arteriosa deriva dalla forza che il cuore imprime al sangue a ogni pulsazione, ma rappresenta la spinta che il sangue, o, più propriamente, flusso sanguigno, esercita sulle pareti dei vasi sanguigni arteriosi mentre scorre al loro interno. La frequenza cardiaca, invece, indica soltanto la quantità di battiti per minuto.

La frequenza varia in modo naturale a seconda dell’età e dell’attività che si sta svolgendo, sia dell’allenamento fisico.

La frequenza cardiaca può essere misurata in diversi momenti; vediamo insieme quando:

  • a riposo, che corrisponde al numero di pulsazioni (al minuto) del cuore in condizioni di inattività fisica;
  • massima, ovvero il valore massimo di battiti al minuto raggiungibile dal cuore sotto sforzo;
  • di recupero, che corrisponde al valore che raggiunge il battito cardiaco due minuti dopo aver smesso di fare esercizio fisico.

Esistono poi condizioni patologiche che aumentano, diminuiscono o alterano la frequenza dei battiti del cuore con conseguenze più o meno gravi.

Quali sono i valori normali

Parlando di frequenza cardiaca di base o a riposo, rispetto alle diverse età, sono da considerare normali i seguenti valori di pulsazioni al minuto:

Frequenza cardiaca Fascia d'età
Da 80 a 180 bpm Neonati
Da 80 a 100 bpm Bambini
Da 70 a 120 bpm Adolescenti
Da 60 a 90 bpm Adulti (con una minima differenza tra l’uomo e la donna)

Fattori che influenzano la frequenza cardiaca

Come già anticipato, variazioni fisiologiche della frequenza cardiaca si verificano in base all’età del soggetto. Tuttavia, esistono altri fattori che contribuiscono a modificare la frequenza delle pulsazioni e possono influire sulla relativa misurazione. Tra gli altri ricordiamo:

  • la temperatura e l’umidità ambientale (il caldo e l’umidità fanno aumentare la frequenza cardiaca, sia quella a riposo, sia la massima);
  • il peso corporeo (generalmente chi è in sovrappeso ha una frequenza cardiaca più alta);
  • alcune patologie o condizioni fisiche quali l’aritmia, o uno stato psicologico alterato (incluse delle emozioni forti o degli stati d’ansia continuativi);
  • l’alimentazione, poiché un consumo di bevande gasate o eccitanti provoca l'aumentare la frequenza; inoltre, secondo recenti studi, anche una dieta troppo ricca di zuccheri sembra in grado di aumentare la frequenza cardiaca.

La frequenza varia anche a seconda del momento della giornata (di notte, durante il sonno, ad esempio, si abbassa, mentre si alza dopo mangiato), ma anche uno stress, un’emozione improvvisa (ricordiamo che la frequenza cardiaca è sotto il controllo del sistema nervoso) e, soprattutto, l’attività fisica causano un aumento dei battiti del tutto fisiologico.

Per questo i valori andrebbero misurati a riposo: in questo caso, in media la frequenza cardiaca di un uomo è di circa 70 bpm e di circa 75 bpm nelle donne (fanno eccezione gli atleti allenati che hanno quasi sempre un ritmo più basso), mentre nei neonati la frequenza a riposo è di circa 130-150 bpm.

Quando la frequenza cardiaca scende al di sotto dei valori minimi considerati normali si parla di bradicardia, mentre si definisce tachicardia la situazione nella quale si riscontrano valori al di sopra di quelli massimi per ciascuna età.

Come si misura la frequenza cardiaca a riposo

La frequenza cardiaca a riposo è misurata in genere contando i battiti che si possono sentire sul polso, anche se questo metodo non è molto accurato.

Ecco 4 semplici passi per misurare le proprie pulsazioni sul polso:

  1. Sedersi almeno 5 minuti prima di misurare le pulsazioni; inoltre, è bene evitare l’assunzione di stimolanti come caffè e nicotina subito prima della misurazione, perché alterano il ritmo cardiaco. L’ideale sarebbe fare la misurazione al mattino, appena svegli.
  2. Tenere una delle due mani con il palmo rivolto verso l’alto e il gomito leggermente piegato.
  3. Con l’altra mano posizionare il dito indice e il medio sul polso, alla base del pollice. Per la precisione, le dita devono stare tra l’osso che si trova sul margine del polso e il tendine collegato al pollice. Se non si sentono le pulsazioni, è consigliabile spostare leggermente le dita. Quindi, tenerle ferme facendo pressione per avvertire il battito: occorre tenere il dito leggermente premuto sul polso, senza però esercitare una forza eccessiva;
  4. Contare le pulsazioni per 30 secondi e moltiplicare per 2 per ottenere la frequenza cardiaca di un minuto. Se, però, il ritmo risulta irregolare, è preferibile contare per un minuto e non moltiplicare.

È consigliabile ripetere la misurazione per più giorni di seguito, quindi calcolare la media dei risultati ottenuti.

La frequenza del battito cardiaco si può misurare anche alla carotide, posizionando il dito indice e il dito medio sul collo al lato della trachea, e premendo leggermente, fino a percepire i battiti, per poi contare le pulsazioni in un minuto.

Dal medico, i battiti possono essere anche conteggiati attraverso l'ascolto del cuore per mezzo di uno stetoscopio posto sul torace, metodo di misurazione che risulta più accurato dei precedenti o, meglio ancora, attraverso l'elettrocardiogramma (Ecg), tipicamente prescritto per ogni forma di problematica connessa alla cardiologia.

Per la misurazione, infine, si può utilizzare anche un cardiofrequenzimetro, un dispositivo elettronico in grado di rilevare il battito cardiaco e quindi determinare la frequenza cardiaca in tempo reale, molto usato dai runner e dagli sportivi in generale. È solitamente composto da due parti: un trasmettitore a elettrodi, costituito da una fascia da mettere sul torace (la posizione corretta è appena sotto i capezzoli nell’uomo, sotto il seno nelle donne), che invia i segnali elettrici del battito cardiaco a un ricevitore, che, invece, è posto al polso. Esistono, però, anche cardiofrequenzimetri senza fascia, come pure modelli che alla misurazione della frequenza del battito del cuore abbinano anche altri parametri (il conto delle calorie, dei passi, il monitoraggio del sonno ecc.).

Esistono, infine, anche diversi strumenti tecnologici atti alla misurazione del numero di battiti per minuto. Si va dall’orologio dotato di apposito sensore (ormai integrato in molti smartwatch, collegabili con facilità al proprio telefono), a dispositivi medici, utilizzabili anche in ambito domestico, con sensori più accurati che consentono di effettuare delle misurazioni in modo più corretto e con una maggiore affidabilità nel rilevamento.

Come interpretare i valori

Dai risultati ottenuti con la misurazione della propria frequenza cardiaca a riposo, si può capire se è fisiologica, oppure se il cuore batte a una velocità troppo bassa (bradicardia) o troppo alta (tachicardia).

I valori di riferimento per la frequenza cardiaca a riposo sono:

  • inferiori a 60 battiti (al minuto): bradicardia
  • tra 60 e 90-100 battiti al minuto: normale
  • oltre i 100 battiti al minuto: tachicardia.

In linea generale, è positivo avere una frequenza cardiaca a riposo vicina al limite inferiore.

Anomalie più frequenti e cure: la bradicardia

La bradicardia può manifestarsi anche in modo fisiologico, come negli sportivi e qualche volta negli anziani. In questi casi la frequenza cardiaca a riposo può essere inferiore ai 50 battiti al minuto, senza tuttavia causare disagi, né richiedere alcuna specifica terapia (a meno che, ovviamente, non sia dovuta a qualche patologia).

La bradicardia grave e di rapida insorgenza può invece richiedere un trattamento d'urgenza, come nel caso di un infarto; nelle forme croniche o in tutte quelle condizioni a rischio di bradicardia grave può essere indicato l'impianto di un pacemaker.

Sintomi e complicazioni della bradicardia

I sintomi della bradicardia comprendono:

  • vertigini;
  • mancamenti;
  • un profondo senso di stanchezza;
  • sensazione di "mancanza d'aria" con difficoltà respiratoria.

La bradicardia è pericolosa quando raggiunge frequenze estremamente basse, inferiori ai 35 battiti al minuto. La scelta del trattamento dipende dalla causa e dai sintomi: si va da procedure terapeutiche molto semplici, volte magari a ripristinare un corretto stile di vita nel paziente, a tecniche di respirazione appropriate, esercizi mirati e attività fisica apposita, fino ad arrivare all’assunzione di farmaci specifici per il recupero di una funzionalità cardiaca più regolare e moderata.

Anomalie più frequenti e cure: la tachicardia

Nell’adulto la tachicardia viene definita come l’aumento della frequenza dei battiti cardiaci oltre i 90-100 battiti al minuto.

Può essere dovuta a eventi fisiologici (per esempio gravidanza, disturbi gastrointestinali, sforzi fisici, stress) o a consumo eccessivo di caffè, alcol o sostanze stupefacenti. La caffeina, la teina, l’alcol e questo tipo di sostanze, infatti, possono provocare alterazioni della frequenza cardiaca a riposo o durante l’attività fisica. Lo stesso vale per condizioni patologiche come l’ansia o il panico.

Più spesso, però, la tachicardia è la spia di altre malattie, come aterosclerosi o insufficienza coronarica. Certe forme di tachicardia non richiedono alcun trattamento, mentre in altri casi è necessario intervenire con i farmaci.

Per saperne di più su questo argomento leggi la scheda Aritmie cardiache.

Sintomi e complicazioni della tachicardia

La tachicardia può compromettere il normale apporto di sangue ai vari tessuti con sofferenza dei distretti meno irrorati. I sintomi più comuni sono:

  • palpitazioni (fastidiosa percezione del battito cardiaco);
  • svenimento;
  • dolore toracico;

In alcune persone è, al contrario, completamente asintomatica. Un'eccessiva frequenza cardiaca a riposo può aumentare il rischio di subire un ictus o un arresto cardiaco.

Quando consultare il medico

In tutti i casi nei quali si ha la percezione di una frequenza cardiaca alterata (a parte l’aumento fisiologico dovuto allo sforzo fisico o allo stress intenso) è bene rivolgersi al medico per identificarne le cause, e avviare i trattamenti più adatti.

Solo lo specialista, infatti, potrà effettuare una valutazione più approfondita e un monitoraggio accurato della frequenza cardiaca effettiva, arrivare alla diagnosi di un eventuale disturbo e proporre la cura più adeguata.

Frequenza cardiaca e sport

Conoscere la propria frequenza cardiaca, sia quella a riposo sia quella massima, è particolarmente utile anche per gli sportivi di ogni livello, in particolare per chi si dedica a uno sport di resistenza, cioè a un’attività aerobica che richiede uno sforzo prolungato nel tempo (come ciclismo, nuoto, alcuni tipi di corsa come il mezzofondo, il trail running ecc.).

La misurazione dell’allenamento fisico, infatti, è in rapporto diretto con la frequenza cardiaca: perché la pratica sportiva sia salutare, è importante che durante il movimento la frequenza cardiaca normale non raggiunga livelli troppo elevati e, allo stesso tempo, non sia troppo bassa, altrimenti l’allenamento risulterebbe inefficace e non permettere di migliorare e/o mantenere la propria forma fisica.

Oltre a conoscere la propria frequenza cardiaca a riposo, è bene calcolare anche quella massima.

Esistono diverse formule per calcolare la frequenza cardiaca massima teorica.

  • Formula di Cooper: 220 - età (in anni)
  • Formula di Astrand: 220 - età (in anni) per gli uomini; 226 - età (in anni), per le donne.

Si può ottenere una misurazione più accurata sottoponendosi a un elettrocardiogramma sotto sforzo: un esame che misura la frequenza dei battiti cardiaci mentre il soggetto pedala a sforzo crescente su una specifica bicicletta (cicloergometro) o viene invitato a correre su un apposito tapis roulant.

Conoscendo la frequenza cardiaca a riposo e quella massima, è possibile calcolare la frequenza cardiaca di riserva (che deriva dalla differenza tra la frequenza cardiaca massima e quella a riposo) e pianificare poi l’intensità dell’allenamento. Si può cioè calcolare la frequenza cardiaca ideale (o target heart rate) che si dovrebbe mantenere durante lo svolgimento della pratica sportiva e di fitness.

Per calcolarla si usa la formula di Karvonen, che moltiplica la frequenza di riserva per la percentuale di intensità di lavoro che si intende svolgere (l’intensità corretta può variare dal 60% al 90% rispetto alla frequenza massima, per esempio si consiglia del 60-70% per i principianti). Al risultato ottenuto si aggiunge poi la frequenza a riposo.

In ambito sportivo, infine, può essere utile, ai fini della pianificazione dell’allenamento, conoscere anche la soglia anaerobica, cioè il valore di frequenza cardiaca oltre il quale si produce più acido lattico di quello che si riesce a smaltire. Cala, inoltre, il livello di ossigeno nel sangue, il respiro si fa più veloce e diminuiscono le prestazioni.

Il valore di questa soglia, che il medico misura in maniera accurata, col dosaggio dell’acido lattico sotto sforzo progressivo, varia in funzione del grado di allenamento ( nei soggetti non allenati si aggira attorno al 65-70% della frequenza cardiaca massima, negli sportivi intorno all'85%-90%). Gli sportivi che intendono innalzarlo, per migliorare, così, la propria efficienza, devono generalmente allenarsi a una frequenza cardiaca prossima a quella della soglia anaerobica.


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